Gli epidemiologi hanno da sempre sostenuto che diete ricche in proteine animali presentano il rischio elevato di provocare o innescare patologie come diabete, infarto e problemi cardiovascolari, obesità e cancro inducendo aumento del colesterolo e dei livelli di insulina anche per il loro contenuto di grassi saturi.
D'altra parte, nei paesi occidentali e moderni del mondo è si ritiene che, nella dieta giornaliera, le carni apportino quantità essenziali di aminoacidi, ferro e vit.B12 ma è molto radicata l'opinione cultural-economica che non vi siano alternative alimentari e che "la carne fa bene" perché "rende forti".
Nell'ottobre 2015 l'OMS dichiara ufficialmente che insaccati, pancetta, salsicce, salumi, carni lavorate, salate, affumicate, ecc e carni rosse(1) possono provocare il cancro se consumate in eccesso.
Finalmente abbiamo una presa di posizione ufficiale a livello mondiale su una domanda che non solo i vegetariani ma anche molti medici, nutrizionisti ed istituzioni operanti nell'ambito della salute, si ponevano da almeno un trentennio:
Mangiare carne fa male?
La risposta è in relazione a:
Quantità consumate
Tipo di cottura
Tipo di lavorazione
Tipo di dieta praticata
Stile di vita
Stato di salute
La IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), sulla base di oltre 800 studi epidemiologici durati molti anni su moltissimi campioni, ha inserito nel gruppo 2º le cosiddette carni rosse (bovini, maiale, agnello, pecora, capra, cavallo) come "probabili carcinogeni" in quanto esistono dati rilevanti che ne associano il consumo allo sviluppo di tumori al pancreas ed alla prostata e cancro al colon.
I rimanenti derivati e lavorati delle carni, ricchi anche in nitrati, nitriti, idrocarburi policiclici aromatici e/o cosmetici, sono stati posti nel gruppo 1º cioè tra i "cancerogeni certi"(2) poiché esistono associazioni certe e sufficienti tra consumo e sviluppo di cancro allo stomaco o tumore al colon, nel quale rientrano più di un centinaio di sostanze tra cui alcol, fumo, benzene, alcuni farmaci, ecc.
Negli Stati Uniti il consumo di carni e insaccati è di circa 130 kg annui pro-capite e bisogna considerare che, per tradizione anglo-sassone, quasi tutta è cotta alla brace(3) oltre al fatto che la legge statunitense non vieta di trattare gli animali da macello con ormoni e steroidi.
Tali quantità sono difficilmente raggiungibili da noi italiani che abbiamo un consumo medio di 67,6 kg annui pro-capite ovvero di 185 grammi di carni ogni giorno tendenti a diminuire. Anche la qualità delle nostre carni dovrebbe (volutamente condizionale) essere migliore per il divieto all'uso di metabolizzanti nella filiera produttiva e per la legge italiana più garantista nei confronti dei consumatori sull'uso di additivi e coloranti.
Sicuramente nella storia dell'uomo non si sono mai raggiunte le quantità odierne. Sebbene il consumo italiano sia moderato rispetto a quello statunitense, rimane sempre troppo alto.
Si tratta di quantità che specialisti, nutrizionisti, medici e organizzazioni sanitarie non possono concordare esattamente ma è opinione del mondo scientifico che superare i 50 grammi giornalieri o il 10% nella dieta, induca ad una certa percentuale di rischio. Ogni 100 grammi di carne rossa al giorno il rischio di cancro intestinale aumenta del 17 percento ed ogni 50 grammi di carne lavorata o insaccati, aumenta del 18 percento. Queste percentuali si incrementano notevolmente, fino al 70% ed oltre nel caso di cottura alla griglia o carni bruciacchiate.
Il gruppo EME (emoglobina e mioglobina) è essenziale per la nutrizione perché, grazie al suo atomo di ferro, riesce a catturare l'ossigeno necessario alla produzione di energia e portarlo ai tessuti. Tuttavia il gruppo EME provoca a livello intestinale, la produzione di alcune sostanze ad azione infiammatoria che alle lunghe possono innescare lo sviluppo del cancro.
È doveroso precisare che in tutte queste considerazioni si parla di predisposizione, probabilità e rischio relativo di contrarre il cancro
ma non di rischio assoluto in quanto, come ben sappiamo, questa grave patologia è effetto di vari fattori carcinogenetici del singolo individuo.
Se per le carni rosse fresche è salutare regolarsi sulle quantità, Una grande attenzione va rivolta alle carni processate, ovvero quelle alle quali sono state aggiunte sostanze per la conservazione e miglioranti l'aspetto ed il colore. Generalmente a tutti gli insaccati ad alle carni destinate alla conservazione vengono aggiunti nitrito di potassio (E249), nitrito di sodio (E250), nitrato di sodio (E251) e nitrato di potassio (E252).
La direttiva 2006/52/CE del Parlamento europeo e del Consiglio autorizza e specifica l'uso di tali additivi.
Il nitrito contribuisce alla sicurezza microbiologica, nonché alla stabilità anti-ossidante e a quella del sapore e del colore dei prodotti a base di carne. L'aggiunta di dosi non superiori a 100 mg/kg di nitrito può bastare per la conservazione di numerosi prodotti, ma per altri sono necessari fino a 150 mg/kg. Nella maggior parte dei prodotti a base di carne il nitrato non garantisce la protezione diretta contro la proliferazione del Clostridium botulinum. L'impiego dei nitrati come serbatoi di nitriti si rivela tuttavia necessario, soprattutto nei prodotti di salumeria.
I nitrati sono presenti anche come residuo nei prodotti agricoli trattati con fertilizzanti. La vitamina C, presente nei vegetali, ha un ruolo importante nella neutralizzazione dei nitrati. Essi vengono prodotti anche dallo stesso organismo umano come sottoprodotto della trasformazione dei nitriti. I nitriti, legandosi nello stomaco con le ammine, sono trasformati nelle cancerogene nitrosammine.
La dose giornaliera ammessibile o DGA, secondo la efsa (autorità europea per la sicurezza del cibo), è di 0,07 mg/Kg giorno per i nitriti e di 3,7 mg/kg giorno per i nitrati.
Da rapidi calcoli sui dati forniti, si può capire quanti nitriti e nitrati assumiamo durante la giornata, tenendo presente che questi conservanti vengono utilizzati anche in formaggi ed alcuni tipi di pesci. Una buona norma sarebbe -per chi non ne vuole fare a meno- quella di consumare salumi una o due volte al mese al massimo.
Dal cibo stesso ci viene offerto un valido aiuto per combattere gli effetti dannosi causati, soprattutto nelle diete carnivore, dalle sostanze tossiche (radicali-liberi, citochine, nitrosammine) che si accumulano nei tessuti e determinano infiammazioni innescando patologie più gravi.
Moltissime di queste sostanze alleate come Nutraceutici, Licopene, Antocianine, Resveratrolo, Carotenoidi, Vitamina C, Beta-carotene, Flavonoidi, Acido folico, Tocoferoli, Polifenoli, Acetilcisteina, Acido caffeico, Acidi grassi insaturi, Microelementi, ecc. che rivestono una grande importanza per i loro effetti anti-ossidanti, si trovano proprio nella frutta fresca anche esotica, nella verdura, negli ortaggi, in alcune spezie, in molte erbe officinali e nell'olio EV di oliva. In pratica nella nostra Dieta Mediterranea che, ancora una volta si rivela come una vera e propria nutrizione equilibrata e riparatrice.
Se consumate abitualmente carne non dimenticate di accompagnarla o farla precedere da buone porzioni di verdure e ortaggi.
E per finire... Come la mettiamo con il "novel food" ? Questo nuovo cibo ci viene proposto dalla CE per il futuro imminente ed è costituito da insetti, vermi, larve e scorpioni ed anche nanomateriali costruiti in laboratorio. Probabilmente ne conosceremo tra una ventina d'anni i rischi per la salute umana.
(1) Notare che per le carni "bianche" come per es. pollame e coniglio, non si dispone ancora di studi sufficienti per definirle innocue o pericolose anche se in esse non è presente il ferro EME. (2) Le categorie citate non rappresentano un livello di similitudine di effetti tra le varie sostanze ma solamente classi che contengono elementi per i quali è stato accertato un effetto. Quindi non si può paragonare la cancerogenità del fumo di tabacco a quella degli insaccati anche se nella stessa categoria. (3) La cottura alla brace è un elemento peggiorativo soprattutto a causa dello sviluppo di due sostanze carcinogenetiche: le amine eterocicliche (HCAs) e gli idrocarburi policiclici aromatici (PAHs). (4)Tutti gli additivi alimentari online dalla FAO
n.d.r. In questo articolo non è stata considerata la carne di pesce che meriterebbe un approfondimento a parte sia per il contenuto di fattori protettivi per la salute sia per il contenuto sempre più alto di sostanze tossiche e sintetiche, quindi a rischio per la salute.
Non si sono tenute neanche in considerazione le scelte etiche, importanti e determinanti nella vita ma difficilmente qualificabili dalla ricerca biologica.
Aggiornamento del Gennaio 2024
Recentemente uno studio recente condotto dall'Università di Chicago [Nature, 623, 1034-1043 (2023)]1 ha identificato 235 molecole nelle carni rosse e nei latticini. L'acido trans-vaccenico (TVA), considerato un nutriente chiave, potenziando la funzione delle cellule T CD8+ che hanno un ruolo primario nell'attività immunitaria contro i tumori, in esperimenti condotti su topi, ha mostrato una risposta positiva nella prevenzione della proliferazione delle cellule di cancro al colon, riuscendo ad eliminare le cellule che avrebbero potuto innescare linfoma e leucemia.
"L'acido trans-vaccenico presente nella dieta rappresenta un meccanismo per la riprogrammazione estrinseca dell'ospite di cellule T CD8+ rispetto agli acidi grassi a catena corta derivati da microbiota intestinale intrahost. TVA ha quindi un potenziale traslazionale per il trattamento dei tumori. I nutrienti derivati dalla dieta sono indissolubilmente legati alla fisiologia umana fornendo blocchi di costruzione energetici e biosintetici e funzionando come molecole regolatori. Tuttavia, i meccanismi con cui i nutrienti circolanti nel corpo umano influenzano specifici processi fisiologici rimangono in gran parte sconosciuti. Qui utilizziamo un approccio di screening a base di biblioteca composti per i nutrienti del sangue per dimostrare che l'acido trans-vaccenico dietetico (TVA) promuove direttamente la funzione delle cellule T CD8+ effettrici e l'immunità antitumorale in vivo. La TVA è la forma predominante di acidi trans-grassi arricchiti nel latte umano, ma il corpo umano non può produrre TVA endogeno1. La TVA circolante nell'uomo proviene principalmente da cibi derivati dal ruminante tra cui manzo, agnello e prodotti lattiero-caseari come latte e burro2,3, ma solo circa il 19% o il 12% della TVA alimentare viene convertito in acido rumenico da umani o topi, rispettivamente . Meccanicamente, TVA inattiva il recettore della superficie cellulare GPR43, un recettore immunomodulatorio di accoppiamento di proteina G attivato dai suoi ligandi di acidi grassi a catena corta 6,7,8. TVA antagonizza quindi gli agonisti degli acidi grassi a catena corta di GPR43, portando all'attivazione dell'asse cAMP-PKA-CREB per una migliore funzione delle cellule T CD8+" 1
Ma quindi la carne rossa è cancerogena oppure no?3
"Bisogna nondimeno esercitare cautela nell'accogliere questa nuova prospettiva. Come indicato nella pubblicazione, alcuni dei ricercatori coinvolti nello studio di Chicago hanno dichiarato conflitti di interesse, in quanto lavorano per società private coinvolte nella ricerca sul TVA o hanno legami con aziende come Celgene/BMS, Pfizer e Agios/Servier. Pertanto, mentre ci sono molte speranze per le potenziali implicazioni di questa ricerca, è necessario tenere conto di queste possibili influenze esterne.
In conclusione, il ruolo del TVA nelle carni rosse e nei latticini nella prevenzione dei tumori sta emergendo come un argomento di grande interesse. Questo studio potrebbe aprire nuove prospettive sull'importanza di un'alimentazione equilibrata, che include carne e latticini, ma è fondamentale valutare con attenzione le ricerche future e considerare i potenziali conflitti di interesse prima di apportare modifiche significative alle nostre abitudini alimentari." 4