Il cibo informa i nostri geni e previene l'invecchiamento
La Nutrigenomica studia la nutrizione legata alla genetica ovvero come il cibo sia in grado di fornire informazioni ai nostri geni.
È una scienza nuova in via di evoluzione con una ricaduta sulla salute pubblica nei prossimi anni.
La nutrigenomica permette di personalizzare l'alimentazione e l'utilizzo di integratori alimentari specifici per ogni individuo
attraverso lo studio degli effetti biologici delle sostanze nutritive a livello genico; si pensa che questa scienza sia in grado
di apportare validi contributi circa lapatogenesi
e lo sviluppo dei disturbi correlati alla dieta.[1]-[2]
In prospettiva, attuando un programma preciso e personalizzato mirato alla prevenzione piuttosto che alla cura delle malattie già
in atto, si potrà rallentare l'invecchiamento e prevenire varie patologie.
Recentemente il completamento della mappa genica dell'uomo, con la codificazione dei geni, ha evidenziato che ogni individuo,
possiede il 99,9% circa di DNA uguale, mentre nel restante 0,1% esistono delle differenze importanti.
Tali differenze sono costituite per la maggior parte da variazioni a livello delle sequenze del DNA (con sostituzione di una singola base) e
costituiscono i cosìddetti polimorfismi nucleotidici,SNPs(polimorfismi a singolo nucleotide - Single Nucleotide Polymorphisms),
che sono in grado di condizionare, tra le altre cose, anche il modo con cui una persona può rispondere all'ambiente ed alla dieta.
Esistono circa 3.000.000 di SNPs nel patrimonio genetico di una persona, con profonde differenze nell'espressione del nostro DNA, che possono agire, ad esempio, modificando
la risposta ad un farmaco, all'eliminazione di tossine o al manifestarsi di una malattia, peggiorando o migliorando il processo di invecchiamento dell'organismo.
I polimorfismi riescono a rendere ogni individuo unico e inconfondibile: le differenze individuali che ne risultano possono
spiegare perché non tutti reagiamo in modo identico alle varie sollecitazioni ambientali e nutrizionali.
Molti studi recenti hanno evidenziato che le molecole chimiche contenute nei cibi sono in grado di agire sul genoma,
sia direttamente che indirettamente, alterare l'espressione genica e la struttura del messaggero.
La variabilità genetica individuale, determinando come i nutrienti vengono assimilati e metabolizzati, è alla base della peculiarità
di ciascuno nel rispondere alle molecole introdotte nell'organismo ed, in generale, agli stili alimentari e di vita.
I geni determinano le nostre vulnerabilità(genotipo),mentre ciò che assumiamo con l'alimentazione ed il nostro stile
di vita determinano quanto queste vulnerabilità saranno in grado di influenzare la qualità e la durata della nostra vita(fenotipo)
Pertanto, nell'ambito di una valutazione multifattoriale delle varie malattie, una notevole rilevanza sta assumendo la relazione tra la componente genetica
(ruolo di alcuni polimorfismi genetici) e le varie componenti ambientali e nutrizionali che possono elevare notevolmente il rischio di sviluppare patologie.
Il cibo non più come mero strumento per apportare calorie, ma anche come veicolo di informazioni per i geni.
Stimolare i geni positivi e frenare quelli pericolosi: questo è il traguardo dell'alimentazione nutrigenomica.
Oggi, in base ad un nuovo modernissimo tipo di test, realizzato sul DNA dalle cellule di sfaldamento della mucosa del cavo orale, si può valutare la predisposizione
individuale verso patologie metaboliche, quali l'obesità e il diabete, patologie dell'apparato cardio-respiratorio, del sistema nervoso ed immunitario.
In base alle risposte dei test si potrà prescrivere ad ogni paziente:
una serie di integratori (appositamente ideati).
una dieta personalizzata (secondo il proprio
genotipo), creata su misura per ognuno di noi, associata ad un adatto stile di vita, che potrà prevenire e/o
ritardare molteplici patologie, rallentare i naturali processi di invecchiamento. Si potranno avere informazioni
sul grado di invecchiamento dell'individuo, sul metabolismo dei farmaci e degli ormoni, sull'età biologica, al fine di riprogrammare il proprio destino genetico.
Molteplici sono i geni che sono validamente investigati, che esercitano ruoli basilari in svariati processi metabolici.
Vediamone qui solo alcuni:
Per il metabolismo dei Lipidi (Geni APO A1, APO B, APO E,...)
Per il metabolismo e l' Obesità (Geni ADRA2B, ADRB1, ADRB2, ADRB3, NPY, PPARG,...)
Per il metabolismo dell'Omocisteina(Geni MTHFR, MTR, MTRR,...)
Per la risposta infiammatoria (Geni IL-!B, IL-6, IL-10,...)
Per la risposta antiossidante e la detossificazione (Geni MnSOD, SOD3, GSTP1,...)
Per il metabolismo osseo e l' osteoporosi (Geni VDR, COLIA1,...)
Per essere più chiari facciamo alcuni esempi:
Il polimorfismo del gene MTHFR, ad esempio, come su riportato, è coinvolto nei meccanismi che portano alla produzione di
omocisteina, una molecola che, quando è presente in quantità elevata nel sangue, aumenta il rischio di trombosi e di malattie cardiovascolari. Chi ha un certo
tipo di variante genica si avvantaggia di diete ricche diacido folico, che riducono l'
omocisteinae il rischio di malattie cardiovascolari. Per ovviare a queste problematiche verrà consigliata una dieta ricca di spinaci, broccoli, biete, cereali, legumi ed un'adeguata integrazione di
acido folico.
Il gene dell'interleuchina-6 (IL-6) codifica per una citochina ad azione pro-infiammatoria, coinvolta nella regolazione della risposta infiammatoria sia acuta che cronica: i polimorfismi che riguardano tale gene rappresentano, ad esempio, un fattore di rischio per l'infarto.
Il gene del recettore della vitamina D (VDR) è coinvolto nell'omeostasi del calcio e nella mineralizzazione dell'osso, con una implicazione nell'assorbimento di calcio.
Basterebbe aumentare il quantitativo di Vit. D 3 con la dieta assumendo tuorlo d'uovo, latte, olio di fegato di merluzzo, ecc. accanto ad idonei prodotti integratori per ovviare tale problematica.
Dall'analisi dei polimorfismi di alcuni fattori di trascrizione, i PPARs (che risultano coinvolti tra l'altro nei meccanismi di regolazione dell'insulino resistenza) si può intervenire nella prevenzione della Sindrome Metabolica e del Diabete Mellito.
Così il polimorfismo del gene del Neuropeptide Y (NPY) esercita un ruolo importante nella regolazione del bilancio energetico e sul meccanismo dell'assunzione di cibo.