CLASSIFICAZIONE Dominio: Eukaryota (Con cellule dotate di nucleo) Regno: Plantae Sottoregno: Tracheobionta (Piante vascolari) Superdivisione: Spermatophyta (Piante con semi) Divisione: Angiospermae o Magnoliophyta (Piante con fiori) Sottodivisione: --- Classe: Magnoliopsida (Dicotiledoni) Sottoclasse: Rosidae Ordine: Fabales Famiglia: Sottofamiglia: Papilionoideae Tribù: Phaseoleae
NOMI POPOLARI .....espandi↓
Radice di Pueraria, Yege, Gange, Fenge, Gegen, Kudzu du Japon, Vigne japonaise, Kudzu comun, Cudzu, Japanese arrowroot, Kudzu vine, Nepalem, Acha
DESCRIZIONE BOTANICA .....espandi↓
VITE PERENNE LEGNOSA RAMPICANTE O STRISCIANTE CON FUSTI PUBESCENTI. FOGLIE ALTERNE COMPOSTE TRIFOGLIATE CON GRANDI FOGLIOLINE OVATO-ROMBOIDALI INTERE O LOBATE PUBESCENTI. FIORI ERMAFRODITI PAPILIONACEI PROFUMATI IN RACEMI ASCELLARI PENDULI. CALICE GAMOSEPALO CAMPANULATO CON CINQUE DENTI. COROLLA PAPILIONACEA CON VESSILLO GRANDE ERETTO PETALI LATERALI (ALI) E CARENA INCURVATA. ANDROCEO DIADELFO CON NOVE STAMI SALDATI E UNO LIBERO. GINECEO SUPERO MONOCARPELLARE CON STILO INCURVATO E STIGMA CAPITATO. FRUTTO LEGUME PIATTO OBLUNGO PUBESCENTE CONTENENTE DIVERSI SEMI APPIATTITI. RADICI TUBEROSE GRANDI E AMIDACEE.
FIORITURA O ANTESI .....espandi↓
LUGLIO, AGOSTO, SETTEMBRE, OTTOBRE, ESTATE, AUTUNNO
HABITAT .....espandi↓
Originarie dell'Asia orientale, in particolare di regioni subtropicali e temperate di Cina, Giappone e Corea. Il loro habitat naturale comprende tipicamente foreste di latifoglie o miste e margini boschivi.<br />
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Tuttavia, queste piante sono estremamente adattabili e si sono naturalizzate e diffuse ampiamente in molte altre parti del mondo, in particolare nel sud-est degli Stati Uniti, dove sono considerate specie invasive. Crescono in una vasta gamma di habitat, inclusi:<br />
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Aree disturbate: Bordi stradali, ferrovie, cantieri, discariche e aree abbandonate.<br />
Margini forestali: Zone di transizione tra boschi e aree aperte.<br />
Campi abbandonati e pascoli.<br />
Radure e zone aperte con buona esposizione al sole.<br />
Lungo fiumi e corsi d'acqua.<br />
Prediligono climi temperati caldi e subtropicali con estati calde (temperature superiori a 27C) e inverni miti (temperature non inferiori a -12C). Richiedono una precipitazione annua di almeno 1000 mm per una crescita ottimale, ma possono tollerare periodi di siccit una volta stabilite grazie alle loro profonde radici tuberose.<br />
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Il Kudzu si adatta a diversi tipi di suolo, da quelli limosi e ben drenati a quelli pi poveri e superficiali, e mostra una relativa indifferenza al pH del suolo. Tuttavia, non tollera suoli molto umidi o con ristagno idrico e preferisce pieno sole, anche se pu sopravvivere in ombra parziale.<br />
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Grazie alla sua capacit di fissare l'azoto atmosferico, pu prosperare anche in terreni poveri di nutrienti, superando spesso la vegetazione nativa. La sua rapida crescita e la capacit di formare dense coperture lo rendono una minaccia per la biodiversit in molte regioni in cui stato introdotto.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA 2025
SCHEDA FITOTERAPIA
PERIODO BALSAMICO (Periodo di raccolta della droga) .....espandi↓
OTTOBRE, NOVEMBRE, DICEMBRE, GENNAIO, FEBBRAIO, MARZO, AUTUNNO, INVERNO, INIZIO PRIMAVERA
DROGA UTILIZZATA (Parte utilizzata a scopo fitoterapico) RADICE TUBERIZZATA RACCOLTA TRA AUTUNNO E PRIMAVERA
CONTROINDICAZIONI NESSUNA CONTROINDICAZIONE ALLE DOSI TERAPEUTICHE NORMALI ECCETTO IN CASO DI PATOLOGIA TUMORALE AL SENO A CAUSA DEL CONTENUTO DI FITOESTROGENI.
NOTE DI FITOTERAPIA
Fitoestrogeni ed iperplasia dell'endom .....espandi↓
Fitoestrogeni ed iperplasia dell'endometrio.
(Prescrire International 2006; 15: 62-3)
I fitoestrogeni sono estratti di piante medicinali capaci di interagire con i recettori per gli estrogeni (1).
Quattro trial clinici randomizzati di breve durata (in linea di massima di scarsa qualit metodologica) hanno valutato gli effetti di alte dosi di fitoestrogeni della soia (50-100 mg/die di isoflavoni) verso placebo in donne in post-menopausa. Pur in presenza di risultati contrastanti, questi trial sembrano suggerire un leggero effetto preventivo sulle vampate di calore (al meglio, circa 2 episodi evitati a settimana). Poche sono per le conoscenze sui rischi connessi con l'uso prolungato di alte dosi di fitoestrogeni, soprattutto per quanto riguarda il rischio di tromboembolismo e di neoplasie a carico della mammella e dell'endometrio (effetti noti degli estrogeni).
Un trial randomizzato in doppio-cieco, condotto in Italia, ha valutato l'impatto a lungo termine dei fitoestrogeni sull'endometrio (2). Questo stato il primo trial volto a stabilire gli effetti a lungo termine dei fitoestrogeni. Sono state reclutate 376 donne in post-menopausa non isterectomizzate e randomizzate in un gruppo trattato con un prodotto a base di soia contenente 150 mg/die di isoflavone ed in un gruppo placebo. Le donne sono state sottoposte a biopsia dell'endometrio al momento dell'arruolamento, dopo 30 mesi e dopo 5 anni di trattamento. La biopsia dopo 5 anni stata eseguita in 319 donne. stata riscontrata iperplasia dell'endometrio nel 3.8% delle donne trattate con il prodotto a base di soia, ma in nessuna delle donne del gruppo placebo (p<0.05). Nessuna paziente ha sviluppato una neoplasia dell'endometrio. L'iperplasia dell'endometrio di solito considerata una lesione precancerosa; l'iperplasia endometriale con atipia cellulare associata ad un aumento del rischio di progressione ad adenocarcinoma (3). In confronto, studi epidemiologici suggeriscono che l'aumento del rischio di neoplasie endometriali di circa 4 casi per 100 donne dopo 10 anni di terapia con estrogeni non combinati (4).
In conclusione, il rapporto rischio/beneficio dei fitoestrogeni non stato adeguatamente stabilito. Quindi, necessario ponderare l'impatto sull'endometrio e sul possibile rischio (non conosciuto) di tromboembolismo e neoplasia al seno, a fronte di un modesto effetto preventivo sulle vampate di calore.
Bibliografia
-Prescrire Rdaction. Les phytoestrognes chez les femmes mnopauses. Peu d'effects avrs pour un risque qui reste valuer. Rev Prescrire 2003 ; 23: 603-9.
-Unfer V et al. Endometrial effects of long-term treatment with phytoestrogens: a randomized, double-blind, placebo-controlled study. Fertil Steril. 2004; 82:145-8. Letter and Authors response Fertil Steril. 2005; 83: 256-7.
-Malignat neoplasms of the endometrium. In: Martindale. The Complete drug reference. 34th ed, The Paharmaceutical Press, London 2005: 516.
-Prescrire Editorial Staff. Risk-benefit balance of post-menopausal hormone replacement therapy. Prescrire Int 2004; 13: 106-109.
UTILE DA SAPERE .....espandi↓
PIANTE AD AZIONE FITOESTROGENICA E ANTIANDROGENA
In virt della loro azione estrogenica alcune piante si dimostrano efficaci nell'impiego terapeutico per le turbe legate a un'insufficienza ovarica, per sindromi deficitarie dopo isterectomia e ovariectomia, per turbe mestruali della pubert e per alcune manifestazioni fastidiose che caratterizzano la manifestazioni funzionali della menopausa come vampate di calore, turbe dell'umore, secchezza della mucosa vaginale, ecc. e per la sindrome premestruale.
Alcuni inconvenienti, come per es. le vampate, hanno una stretta relazione con l'ormone ipofisario; altri invece, come prurito, infiammazione pelvica e secchezza vaginale, sono relativi alla caduta del tasso ematico di estrogeni e possono migliorare con l'utilizzo di queste piante. In questi casi la fitoterapia rappresenta una terapia attiva e/o complementare alla terapia ormonale classica.
Le piante estrogeniche e progesterone-like sono: Angelica, Aletris, Erba medica, Salvia, Luppolo, Ginseng, Alchemilla, Verbena, Salsapariglia, Soia, Kudzu, Cimicifuga; l'Ortica ha azione antiandrogena e la Cimicifuga attiva sulla secrezione dell'ormone ipofisario. L'Agnocasto aumenta la produzione dell'ormone luteinizzante, inibisce il rilascio dell'ormone che stimola il follicolo, portando ad uno spostamento del rapporto a favore degli estrogeni rispetto ai gestageni, producendo effetti ormonali utilizzati contro disturbi connessi alla menopausa; inoltre, sperimentalmente, inibisce la secrezione della prolattina, risultando efficace sia nella sindrome premestruale che nella iperprolattinemia.
Tratto da: Enrica Campanini "Dizionario di fitoterapia e piante medicinali"; A.Y. Leung & S. Foster "Enciclopedia delle piante medicinali"; Fabio Firenzuoli "Le 100 erbe della salute"
Fitoestrogeni e trattamenti ormonali: legami pericolosi
Il ricorso ai fitoestrogeni va evitato nelle donne con tumore della mammella e affette da deprivazione ormonale da ormonoterapia.
Le donne con carcinoma della mammella positivo per i recettori degli estrogeni devono evitare di ricorrere ai fitoestrogeni nel tentativo di ridurre gli effetti da deprivazione ormonale causati dalla ormonoterapia in atto. Il 70% circa dei carcinomi della mammella esprime recettori per gli estrogeni. Questo dato alla base della terapia adiuvante con farmaci che riducono la stimolazione di questi recettori quali il tamoxifene e derivati e gli inibitori delle aromatasi. L'ormonoterapia di per s causa per numerosi effetti collaterali da deprivazione ormonale. I sintomi meno tollerati sono la secchezza delle mucose e la sindrome vasomotoria (le cosiddette vampate), oltre alle manifestazioni legate al lungo trattamento (artralgie, tipicamente causate dagli inibitori delle aromatasi, osteoporosi, ipertensione, alterazioni del metabolismo lipidico). Nelle donne in menopausa, diventata popolare l'assunzione di integratori alimentari, contenenti principalmente derivati della soia o del trifoglio rosso, nell'ipotesi che abbiano un'azione di contrasto sui sintomi della menopausa. Gli estratti di queste piante contengono infatti fitoestrogeni, e in particolare isoflavoni (genisteina, daidzeina e gliciteina dalla soia e biocanina A e formononetina dal trifoglio), sostanze che hanno una blanda azione sia estrogenica sia antiestrogenica. Queste caratteristiche hanno suggerito la loro indicazione anche alle donne in trattamento con tamoxifene o inibitori dell'aromatasi, suscitando allarme negli oncologi che ritengono tale pratica incongrua e rischiosa. Negli animali di laboratorio si infatti dimostrato uno stimolo dose-dipendente da fitoestrogeni nella crescita di cellule tumorali umane della mammella estrogeno-sensibili (CMF-7) [1]. In modelli analoghi risulta anche abrogata la prevenzione del tamoxifene alla crescita tumorale [2]. A seguito della diffusione di tale pratica sono stati condotti due studi per verificare l'efficacia di integratori a base di soia (90-150 mg/die di isoflavoni) in pazienti sintomatiche per deprivazione ormonale (vampate diurne e notturne) [3,4]. Le pazienti, trattate per carcinoma della mammella e molte in trattamento con tamoxifene o raloxifene, sono state randomizzate in doppio cieco a ricevere il trattamento con isoflavoni o placebo. In nessuno dei due studi si sono rilevate differenze statisticamente significative nella sintomatologia, anche quando stratificate a ricevere tamoxifene. Per cui gli isoflavoni non sembrano ridurre la sintomatologia legata alla terapia ormonale e potrebbero invece avere un'attivit di stimolo sulla crescita tumorale. Secondo alcuni lavori scientifici, le popolazioni asiatiche sarebbero meno esposte al rischio di carcinoma della mammella per l'elevata ingestione di derivati della soia: questa osservazione di difficile interpretazione epidemiologica e non pu essere trasferita alle popolazioni occidentali n ad altri effetti ormonali degli isoflavoni [5,6]. Tali sostanze, quindi, vanno utilizzate con molta cautela da parte delle donne con carcinoma della mammella e solo se con recettori ormonali negativi. I medici che hanno pazienti in trattamento con tamoxifene o inibitori delle aromatasi dovrebbero vigilare e sconsigliare l'uso di prodotti a elevato titolo di fitoestrogeni, anche perch molti degli integratori alimentari in commercio rimandano a siti Internet nei quali sono rivendicati effetti terapeutici non dimostrati, sostenuti con letteratura di parte o mal interpretata.
ANNOTAZIONI VARIE .....espandi↓
Il Kudzu radice viene usato principalmente come addensante in cucina ma in fitoterapia si rivela un buon antidiarroico se preparato nel seguente modo:
Sciogliere un cucchiaino colmo di polvere con poca acqua fredda fino a consistenza di crema, quindi diluirlo
in una tazza di acqua fredda e portare il tutto ad ebollizione mescolando fino a quando la soluzione trasparente.
Assumere come colazione ed eventualmente anche come cena ma non superare le 2 tazze al giorno in quanto una bevanda molto energetica.
Per aumentarne l'efficacia aggiungere un pizzico di 'gomasio' o 'polvere di kombu'.
La radice di Kudzu spesso utilizzata dagli asiatico-americani in saponi, per i quali tagliata a fette e cotta lentamente per ore, qualche volta insieme alla buccia del mandarino, carne e altri ingredienti. Ad Hong-Kong e nella Cina meridionale le radici tuberizzate fresche sono mangiate sotto forma di stufati, lamido utilizzato in dolci e pudding e come addensante per le salse.
BIBLIOGRAFIA e WEBLIOGRAFIA
European Medicines Agency (2016). Assessment report on Pueraria lobata
Bruneton, J. (2016). Pharmacognosy: Phytochemistry, Medicinal Plants
Keung, W.M., & Vallee, B.L. (1998). Kudzu root: an ancient Chinese source of modern antidipsotropic agents
WHO (2009). WHO Monographs on Selected Medicinal Plants, Vol. 4
Wong, K.H., et al. (2011). Kudzu root: Traditional uses and potential medicinal benefits
ESCOP (2003). Monographs on the Medicinal Uses of Plant Drugs